17 dicembre 2005

Knots and Crosses

Il primo romanzo che Ian Rankin ha scritto con protagonista l'Ispettore Rebus. Molto bello, suspence e colpi di scena, e qualche domanda non risolta. Insomma, perfetto per un trattamento televisivo in diverse puntate. IMHO, da leggere, possibilmente in inglese che ci sono un po' di giochi di parole ("knots and crosses" è "nodi e croci" ma anche simile a "noughts and crosses", che sarebbe il nostro tris).
C'e' un 'ma'. Sono ormai tanti i romanzi, gialli e non, che ho letto e che oltre al protagonista in carne e ossa hanno una protagonista in piu': la citta'. Ora, giusto cosi'. Marsiglia nel caso di Izzo, Edinburgo nel caso di Rankin, ma anche Bologna per molti Machiavelli e Lucarelli, Los Angeles/Hollywood per molti americani.
Benissimo, l'azione ha una scena, credibile e reale. Pero' l'autore sbrodola sulla citta', su quanto quella citta' sia unica, e abbia un'anima propria, delle caratteristiche particolari. E' vero, ogni citta' ha un'anima sua, diversa dalle altre. Pero' in questi romanzi tutte le citta' hanno le stesse caratteristiche, vengono descritte con le stesse parole. Che palle: leggere per l'ennesima volta che la citta' nasconde molti vicoli dove succedono cose che solo i locali sanno e dove i turisti non andranno mai, e lo spirito di una volta non c'e' piu' anche in quelle zone, e i bar cambiano, e le donne hanno un carattere particolare, e il traffico è sempre ignaro di cio' che succede, c'e' una citta' sommersa sotto quella reale, ecc ecc.
McBain scriveva di Isola (aka NYC) le stesse cose quarant'anni fa.
Quindi, ok lo scenario reale, ma un po' meno di enfasi non guasterebbe.

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