27 maggio 2005

una mattina di maggio a Roma: commenti



Arrivo con la bici davanti l'ufficio postale di Roma Garbatella. Chiudo il lucchetto a U. Una signora sulla sessantina osserva l'operazione e commenta: "See, chiudela. Che si la chiudi se vede che vale."

Il poliziotto in borghese cui presento la domanda di passaporto ascolta la radio: miracolo, non è marione o tifosi vari, ma una normale radio musicale. Lo speaker dice qualcosa a proposito dei francesi e del no alla costituzione europea. La guardia, che si chiama Yuri, commenta: "Eh, 'sti francesi e la grandeur. C'hanno la grandeur, loro..."

p.s.
la foto qui sopra è garbatella, il palazzo di fronte al commisariato PS. Il commissariato però è messo molto peggio.

23 maggio 2005

Il lamento di Portnoy

In realtà è "The Portnoy's Complaint", di Philip Roth, comprato da Oxfam a Headington, periferia di Oxford. Da tanto lo volevo leggere, e l'ho trovato per il prezzo di qualche monetina. Alexander Portnoy ha 33 anni. Barney Panofsky è invece al testamento. Potrebbero essere la stessa persona? Forse è solo la mia estraneità alla cultura di provenienza, ebrei americani, che me li fa tenere insieme. Comunque, confermo la valutazione di centinaia di persone che ne capiscono più di me: il libro è molto bello. Assolutamente esilarante in molti brani.

Che poi è una lunga seduta psicanalitica, in cui mostra l'uso perverso che si fa delle religioni nel corso dell'educazione, della formazione di una persona. Qui è l'ebraismo - lo stereotipo della famiglia ebrea, ma esistono esempi legati al mondo cattolico e islamico. Non è un libro antisemita. Anzi.
Ed è un libro sul sesso: sesso come modalità di comprensione del mondo, ovviamente partendo da e arrivando all'archetipo della madre. E' la messa in pratica delle linee generali del primo Freud, quello delle perversioni infantili e del sesso come chiave di lettura del mondo.

13 maggio 2005

capolavori e dopolavori

Post interessante su brodoprimordiale. Si parla della mania di gridare al capolavoro appena uno evita gli errori di ortografia e di consecutio.

10 maggio 2005

Cambia tutto

Sono stato a Oxford per un lungo weekend. Il tempo è stato bello. Freddo, ma molto sole. La novità più consistente è che ho mangiato bene in Inghilterra. Piu' che la guerra in Irak, più che la stretta sulle libertà civili, sarà per questo che verrà ricordato Blair: sotto i suoi governi, i ristoranti e i pub inglesi hanno iniziato a cucinare decentemente, gli inglesi a mangiare e a bere meglio. Pero' i prezzi restano altissimi, e la cucina un po' pesante. I vini in particolare: per 15 pound a un pub con i tetti di paglia nella campagna, ti servono una bottiglia di pinot grigio italiano simil-industriale.

Sui pub, un'ulteriore riflessione. Ce ne sono centinaia, a pochi km di distanza, che si chiamano con lo stesso nome (white hart, white horse, etc etc). Che sia una sorta di effetto mcdonald's ante litteram?

09 maggio 2005

Tramonto e polvere

E' l'ultimo romanzo uscito in Italia di Joe Lansdale. La lettura si è rivelata faticosa all'inizio, ma poi avvicente. Penso - è una mia opinione, forse eccessiva - che Lansdale abbia cercato di creare una sorta di mito fondativo della società contemporanea texana. E per farlo non poteva che partire da una ribellione personale e individuale (che non si traduce in politica), e dal petrolio. Siamo negli anni della grande Depressione, e una donna fa fuori il marito e diventa sceriffo del paese. Questo l'inizio. C'entrano poi il razzismo, e alcuni altri elementi tipici di Lansdale: l'ipocrisia della religione istituzionale, la violenza insita in ogni umano. Rispetto alle altre cose lette di Lansdale, fa decisamente un passo avanti nel respiro narrativo.

01 maggio 2005

La Sicilia e i Siciliani

Dopo Camilleri, il classico "Il giorno della civetta" di Leonardo Sciascia. E' qui che si trova la metafora della linea della palma.
Sciascia ha un modo di scrivere che affascina e intriga. Per rendere la sicilianità, invece dell'intenso uso del dialetto che fa Camilleri, usa la costruzione della frase: barocca e arcaica, spesso il verbo alla fine. L'impressione è quella di un tavolo di legno scuro ottocentesco, semplice, con le gambe un po' tondeggianti, che sta in mezzo a una cucina contemporanea di metallo e colori plastici. Rimani stupito ma poi inizi a notare una certa armonia dovuta al confronto. Si porta il passato, un modo di pensare con radici antiche, in un presente che sentiamo più vicini. Ma il passato è lì, ineliminabile. Come i figli dei mafiosi che studiano nei collegi svizzeri e hanno master in business administration. Come ringrazieranno chi li ha fatti studiare sul sangue di altri? Mi piacerebbe saperlo: esiste un senso di colpa, un rinnegamento, una voglia di allontanarsi, un rifiuto?
Dovremmo però forse farlo anche noi, che siamo cresciuti in un mondo divenuto ricco e prospero a spese del restante ottanta per cento del pianeta. Ogni volta che mi capita di salire su un'auto o un motorino, mi viene in mente la domanda: quanti chilometri faccio con un iracheno?