Ikea e gli aeroporti. Cioe', parole in libertà.
Negli ultimi mesi, di aeroporti ne ho visti un po'. UK, Francia, Italia, Cina, Danimarca.
A un Ikea, e' un po' che non ci vado.
Ho visto anche un po' di aeroporti low cost: Luton, Stansted, Ciampino, Forlì.
Sono mediamente piu' piccoli di Ikea (forse Stansted no, ma è sicuramente è piu' brutto, anche se ci si riesce anche a dormire con una certa comodità, su quelle panche).
Gli aeroporti sono, per antonomasia, 'non luoghi', che l'etnoantropologo Marc Augé ha definito così: “Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario, né relazionale né storico definirà un non luogo”.
Ikea, uguale a sé stessa dappertutto, può essere forse un non-luogo? Secondo me sì: come mcdonald's, gap, H&M, Zara. Uguali a se stessi nel mondo, rimandano a un ipermondo che non ha identità perché uguale sempre, non ha relazioni perché blob pulsante e annichilente.
Non e' che ce l'ho con queste catene, ci compro anche qualcosa, ogni tanto (McDo, è dal 1999, anno dell'eclissi solare che vidi a Berlino, che non ci vado più, se non sbaglio).
Pero', son tutti uguali, in tutta Italia, in tutto il mondo. Bello e facile, per il consumatore (salvo poi scoprire che forse il sintetico così presente da H&M va bene forse per i paesi nordici, con medie climatiche più basse: H&M nasce in Svezia nel 1947. Sapevatelo).
Straniante: a Parigi "Ascem" e' dilagante, come "le Gap" e Zarà. Andate per esempio a Saint-Germain-de-près, e salite verso Montparnasse, su Rue de Rennes. Tutti lì, e noi dentro, a comprare cose decenti, spesso di qualità minore o uguale a Oviesse. Ma Oviesse, che pure si espande nel mondo conosciuto, non ha il glam di H&M.
A Londra, ogni quartiere che si rispetti ha la sua High street, dove uno in fila all'altro trovi eicendem, de ghep, saara. Le città inglesi sono cosi', tutte uguali: perché tutto è in catena franchising, anche l'edicola, la cartoleria, ecc ecc.
Ikea, rispetto a questi "non luoghi" da shopping passeggero e anche comunque un po' fashion, non è quasi mai nel centro della città, come gli aeroporti. Attira movimento centrifugo, contrario agli altri.
E' luogo chiuso in sé: fai tutto li' dentro, come in aeroporto, devi essere pronto praticamente ad ogni evenienza, anche il ritardo di ore, e quindi i servizi ci son tutti. E da Ikea in genere si mangia meglio (e a prezzi inferiori) che negli aeroporti. In più, da Ikea una poltrona veramente comoda dove riposarti per dieci minuti, la trovi, negli aeroporti no.
Ikea poi ti segue anche fuori: il portapacchi per l'auto, o l'affitto del furgone (ma quante confezioni di polpette svedesi hai comprato?!).
E si allarga, si espande. Espande il suo essere non luogo.
Gap e H&M li chiudi dentro l'armadio, e spesso te ne dimentichi dopo qualche mese (Oh, ma guarda questa maglia, l'ho comprata a Londra; o forse a Parigi? o era Bologna?). Ikea è l'armadio. E' la cucina, è il tavolo, la forchetta e il piatto. Ogni tanto anche quello che c'e' nel piatto (le polpette, i muffin alla cannella - lisergici, le patatine, le salse ai frutti di bosco, le aringhe).
Il non luogo aeroporto te lo lasci alle spalle: a me al massimo lascia un libro in più, o delle scarpe (oh, negli aeroporti inglesi timberland e clarks hanno sconti che nelle high street di città ve li sognate...).
Il non luogo Ikea, ti entra in casa.
E' negativo? No: proprio perché nullo, neutro, senza relazioni, senza identità (nonostante quel nome da HHGG: la sedia Zaphod,il tavolo Slartibartfast), costringe chi ci vive a modificarlo, farlo uscire dal mondo irreale del non luogo e buttarlo nella vita. Metterci del sangue, dentro (e non quello che sputate per avvitare l'ultima vite con la brugola ormai completamente spanata), e trasformarlo in casa propria.
Anche per questo Ikea costa poco: il grosso del lavoro sta all'acquirente, dal punto di vista simbolico ed estetico. Ikea, come l'aereo dell'aeroporto, ti dà efficienza e funzionalità (spesso), il modo più semplice e rapido per arrivare dalla partenza e all'arrivo. Cosa c'era prima e cosa ci sarà dopo, è affar tuo.
E questo aiuta anche un po' tutti noi: le non-case di Ikea, possono diventare casa di qualcuno. E quel qualcuno vien voglia di conoscerlo se riesce a farlo. Altrimenti, grazie, il catalogo e' arrivato anche a me.
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