30 novembre 2006

Copyright del cazzo

Dal blog di un avvocato che si occupa di proprietà intellettuale apprendo che un pisello finto può essere coperto da copyright. La storia:
Un tipo produce cazzi finti modellati su modelli famosi. Dà licenza di vendita a uno, che continua a distribuirli anche dopo la fine della licenza. Il produttore fa causa. L'altro si difende, sostenendo che un pisello finto non ha un'intrinseca utilità funzionale, e quindi non può essere coperto da copyright. Secondo il distributore, infatti, i cazzi finti sono oggetti da collezione, da mettere in salotto sul caminetto per farli vedere agli amici, e basta.
Il giudice (una donna, parrebbe) tuttavia prende in mano la confezione e fa notare che c'e' chiaramente scritto: "resistente alla lavastoviglie" e "compatibile con diversi tipi di lubrificanti". Ciò fa quindi pensare a un uso che non sia solo quello espositivo da collezione, ma che sia esplicitamente previsto un uso sessuale. Inoltre, le loro caratteristiche estetiche - per quanto artistiche - sono pensate per essere eccitanti, e dunque non si può separare l'estetica dal suo possibile utilizzo pratico.
A favore del distributore, tuttavia, il giudice ha sottolineato che le leggere differenze (colore e dimensione) rispetto ai modelli originali (i piselli veri, oggetto di imitazione) non erano abbastanza per rendere originali i piselli finti e quindi per proteggerli con il copyright.

via Against Monopoly

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