Autobiografia di un picchiatore fascista
Dopo gli anni Settanta visti dalla sinistra del Movimento armato, un racconto in prima persona dell'Italia dei primi anni Cinquanta, quelli delle manifestazioni per avere Trieste italiana, di Scelba, della guerra appena finita e dell'adesione italiana all'area atlantica. Giulio Salierno è il segretario della sezione giovanile del MSI di Colle Oppio. Chi è di Roma sa di che si parla: fascisti veri, organizzati e forti sul territorio. La lotta politica è vissuta in ogni suo aspetto, dalla militanza di sezione fino all'attentato (che non è che si distinguessero poi così tanto). Disprezzo per la borghesia e la direzione del partito che vuol far dell'MSI un servo della DC, del capitale; esaltazione delle armi. Mentre Pino Rauti e Julius Evola delirano di nazionalsocialismo spiritualista, di ario-romanità. Salierno finisce in carcere presto, dopo un omicidio e la legione straniera.
In carcere, il suo odio antiborghese lo spinge all'opposto, a combattere contro il carcere e l'oppressione classista. Uscito di galera nel 1968, è diventato uno dei maggiori attivisti della lotta contro l'istituzione carceraria. E' morto pochi mesi fa, nel 2006.
L'autobiografia è carica di violenza alternata all'inizio della riflessione carceraria, della coscienza di un istituto che non ha altro scopo se non quello di far scomparire l'umanità delle persone, per mezzo dell'oppressione e dell'umiliazione. Leggere, leggere.
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