IP: no, non è Internet Protocol
IP sta per proprietà intellettuale. Sarà che dopo un po' di tempo sono tornato a leggere di queste cose, ma sembra che si stia muovendo qualcosa anche nei quartieri alti, nelle pagine che contano e fanno opinione.
Nelle ultime due settimane per esempio, l'ex direttore del fondo monetario internazionale, e premio Nobel per l'economia, Joseph Stiglitz ha scritto un bell'articolo per il British Medical Journal. Rilancia l'idea di ricerca pubblica di base, soprattutto in ambito medico-farmaceutico.
Poi, questa settimana, Time (mentre i blogger di tutto il mondo son lì a farsi pugnette quanto sia bello essere nominati person of the year) pubblica i risultati di un report del congresso americano relativi alla ricerca all'interno di Big Pharma. Negli ultimi dieci anni, il 60% dei farmaci nuovi sono i cosiddetti me-too: piccole variazioni su farmaci già esistenti. Sostanzialmente inutili per l'innovazione medica, ma poco rischiosi e molto remunerativi per le case farmaceutiche. L'articolo finisce con una proposta interessante, anche se probabilmente miope: aumentare a 25-30 anni il brevetto per i farmaci realmente innovativi, e ridurlo a 10 per gli altri, i me-too. A occhio pero', il risultato sarebbe però che proprio dove c'e' bisogno di innovazione continua ed efficace, si mettono maggiori limiti, aumentando la copertura brevettuale. Così una volta aperto un campo cerchiamo di tenerlo immobile per i più tempo possibile.
Ultima cosa: un tema del genere, Time lo tratta nella sezione Nation. Alla faccia della globalizzazione....
via Against Monopoly.
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