21 gennaio 2007

L'ascensore al Pincio

Un libriccino, breve e cesellato da una scrittura inusitata nelle lettere italiche. L'ho comprato perche' Gaspare De Caro - l'autore - l'ho conosciuto molti anni fa, una decina ormai, tramite uno dei suoi figli. Un altro suo figlio è stato il tutor del mio primo seminario all'università: esami di logica e logica matematica, tesina sul finzionalismo matematico di Hartry Field (ne ho una copia cartacea, da qualche parte), un'ipotesi interessante che più o meno si basa sull'assunto che dire "2+2=4" è equivalente a dire "Babbo Natale vive al Polo Nord": un'affermazione corretta all'interno di una storia coerente, ma che non ha necessariamente una corrispondenza nella realtà (e poi dite che questo non è un blog di Cultura con la C maiuscola....).
Gaspare De Caro viveva allora (non so se ci vive ancora) in una casa sull'Appennino tra Pistoia e Bologna, sulla Porrettana. Nella casa a fianco, un contadino aveva nel giardino una falce e martello in cemento armato, di un paio di metri d'altezza (o almeno, me la ricordo cosi'). Non era convinto dal nuovo passaggio verso il partito riformista, non si fidava della quercia.
Mercoledì sera, in una libreria-caffé di san lorenzo, ho visto il suo libro. L'ho comprato immediatamente. E' breve, ci si mette poco a leggerlo e farsi prendere dalle parole antiche, dalla Roma della seconda guerra mondiale e da un padre che d'improvviso diventa eroe per il figlio ormai invecchiato.
Un libro bello, che cattura l'attenzione e che richiede attenzione al lettore. Da leggere e regalare, e ricordare.

update: scopro ora che Gaspare De Caro, con un altro figlio, è autore di una serie di articoli su Carmilla.

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