15 gennaio 2007

Radiant Cool

L'autore, Dan LLoyd e' uno studioso della coscienza: filosofo, neuroscienziato, robe cosi'. E ha scritto un romanzo su una dottoranda che cerca di comprendere il "brivido della fenomenologia". Il romanzo occupa la prima metà del libro (circa), e parla molto di coscienza e dei suoi modelli, nonché dei tentativi di implementarli in una macchina.
Non e' che sia granché riuscito (un po' ingenuo), questo romanzo neurofilosofico che cita Husserl e Sartre, Nietsche e Dennett, oltre a Wittgenstein (tanto per dire, uno dei protagonisti è il professore Grue).
La seconda parte e' un saggio filosofico sulla coscienza. Non noioso, ma comunque un saggio: devi avere un po' di voglia, non e' coinvolgente.
Per me la cosa piu' bella di questo libro è stato il ritorno a cose che non leggevo da una decina d'anni, dai primi anni d'università.
Pero' c'e' anche da dire che il libro dimostra la possibilità di usare la filosofia in modo non banale né banalizzante. Cioe', non sono le pippe adolescenziali suggerite da Matrix (oddio, esiste il mondo fuori di noi? o c'e' solo il grande complotto della matrice? Ma che davero davero?), ma qualcosa di un po' più serio. Ovviamente, imho.

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