04 luglio 2007

Il farmacista che spara

Ieri a Roma, un farmacista dopo la terza rapina in un mese ha reagito. Ha inseguito uno dei due rapinatori, l'ha preso, e alla fine gli ha anche sparato ferendolo a una mano. L'altro rapinatore l'hanno preso oggi (si chiama Edoardo Maria, nome che appare aristocratico...). La farmacia è quella che sta sotto casa, la casa dove ho abitato fino a due mesi fa (e per circa 20 anni, pur con discontinuità). Li' per anni ho comprato spazzolini da denti, condom, e per molti mesi, anche farmaci pressoché ogni giorno. Un paio di loro, in maniera anche molto cortese e discreta, mi chiedevano notizie di G. Alla fine di settembre del 2004, pochi giorni dopo che G. era diventata una stella, son passato da loro con gli occhi lucidi: non mi vedevano da tre settimane circa, e avevano già capito. Ho visto anche sorrisi quando son tornato lì con V., per acquisti finalmente sereni.
Quando ci passo davanti, mi salutano sempre (non tutti: la signora non farmacista è una stronza acida, che sbuffa se uso la carta di credito), e in particolare il magazziniere, che abita in zona e lo incontravo spesso anche al di fuori del negozio. I farmacisti uomini lì son due: nessuno dei due ha la faccia da pistola, e effettivamente non so chi dei due sia stato a sparare. Glielo chiedero', quando ci torno. Non ricordo di aver mai visto così da vicino uno che abbia sparato a un altro essere umano, a parte mio nonno che si era fatto la prima guerra mondiale (era nato nel 1898). Ma nonno è morto nel dicembre 1977 (N.d.C., nota del commentatore), avevo 3 anni.
Altre due considerazioni. Mentre Repubblica parla di quartiere dell'EUR, correttamente il Messaggero lo identifica come Fiera di Roma: in termini di distanze, dire Eur sarebbe equivalente a dire Garbatella, Ostiense, Roma 70, o addirittura Marconi.
La seconda considerazione: in quel quartiere (io lo chiamo Montagnola) di giorno rapinano i negozi o entrano negli appartamenti, mentre se non sbaglio la sera non succede mai quasi nulla, né uno scippo, né una molestia. E' un paradosso. A me è capitato spesso di lasciare il motorino o la macchina aperta, e l'unica volta che mi hanno aperto il bauletto del motorino era di giorno, a ora di pranzo. Questo accade nonostante alle otto chiudano tutti i negozi, anche i bar, e le strade son quasi deserte. Quasi, perché in alcune strade ci sono prostitute al lavoro. La loro presenza - e quella dei loro papponi che controllano la zona - è il miglior antifurto. Tutta la notte c'è sempre qualcuno per strada, un viavai continuo. Per questo, mi preoccupo quando il sindaco dice che bisogna togliere le puttane dalle strade. Che si decidano, il prefetto, il sindaco e pure i comitati che vogliono le telecamere contro la prostituzione: la sicurezza passa da una strada viva, da persone che vivono il territorio anche la notte. Un quartiere che muore alle otto di sera, è un quartiere insicuro, in cui chi torna a casa dopo cena (e soprattutto una donna) deve aver paura. Dal momento che non possiamo affidare il controllo del territorio ai papponi, Uolter, che si fa? Mandiamo le guardie (le stesse che passano a farsi fare i pompini gratis), o incentiviamo un po' di vita in quelle strade?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tuo nonno è morto nel 1977.

un nipote di tuo nonno