04 agosto 2007

Bagaglio

Daniele aveva delle terre in Calabria. Lui e la sorella l'avevano ereditate dai genitori, morti qualche anno prima. Per un po' le avevano tenute, poi si decisero a disfarsene, erano solo tasse, qualche cassetta di frutta se qualche contadino amico fosse stato così generoso da prendersi cura degli alberi e poi tener da parte qualcosa per i padroni lontani. Le ultime pesche l'avevano viste l'anno dopo la morte della madre, ormai sei anni prima.
La ricerca di un acquirente fu affidata al cognato di un vicino, lì subito fuori del paese, nel terreno accanto a quello di Daniele e della sorella. Telefonò un giovedì pomeriggio di luglio, per annunciare l'interessamento di una persona. Un emigrato del paese sopra il loro, trasferitosi a Milano. Aveva fatto un po' di soldi, e voleva costruire una casa più bella per i suoi genitori, ormai oltre i settanta. Le trattative durarono tutta l'estate. Daniele abitava a Roma, ed era comunque spesso in giro. L'acquirente, idem, ma a Milano. Trattative via fax, via cellulare, via email. Si accordarono per un prezzo equo, a Daniele sarebbe restato un buona cifra, anche tolta la parte per la sorella. La quale d'altra parte prese meno della metà, poiché non aveva mosso un dito. Anche quando ci fu da firmare le carte, c'era solo Daniele. Si trovarono con l'acquirente nello studio del notaio, uno studio tipico, da film: legno scuro e opere Treccani in libreria, codici sulla grande scrivania. La luce era poca, quando firmarono le carte con la stilografica d'oro anch'essa da film. Eppure né Daniele né l'acquirente si tolsero gli occhiali da sole. Chi si staccava da una memoria, chi cercava di costruirla. Chi era pronto a conservarla da solo nella sua storia, chi tentava di renderla concreta per un futuro. Firmarono a novembre inoltrato, Daniele dopo due mesi, a fine gennaio, si trasferì a Barcellona con la sua compagna. A Fiumicino gli persero il bagaglio, che non arrivò mai in Spagna.

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