29 dicembre 2007

Paranoid park

Un film splendido di Gus van Sant. Un ragazzo e la sua colpa. Imho, da non perdere.
A latere del film, una domanda che mi sono sempre posto e a cui non ho mai trovato risposta neanche negli amici antropologi urbani: ma gli skater, esprimono una cultura (come i writer, tanto per dire), o (estremizzo volontariamente) c'è solo il vuoto sotto quelle rotelle?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cos'è una cultura? Un insieme di riti e segni che si diffondono tra le persone e nel tempo?
Se prendiamo per buona questa definizione casereccia, lo skate ha avuto e ha decine di mode, grafiche, musiche, gerghi, storie, personaggi, film... tutti cresciuti insieme agli skater (anche se in parte, come per tante altre culture contemporanee, c'è lo zampino delle aziende). Beccatevi Glen Friedman, fotografo anche di Fugazi e Beastie Boys http://www.burningflags.com/books/fyh/images/CoverA_JayAdams-p.31.jpg

Ricambi Originali ha detto...

Scusa, nella brevità sono stato troppo netto. Dato per scontato che esista tra gli skaters "un insieme di riti e segni che si diffondono tra le persone e nel tempo", questa cultura è uscita in modo creativo, costruttivo, all'esterno del gruppo? Ha espresso valori comunicabili all'esterno? Rivendicazioni sociali?

Anonimo ha detto...

oh sì. musica, libri, film, un modo di reintepretare l'ambiente urbano liberandone gli spazi per usi non convenzionali ecc ecc. ora non vorrei fare l'apologia dello skate però insomma, qualcosa sotto le rotelle c'è (l'asfalto) :)
è una cultura di strada come hip hop o punk, con le quali infatti ha flirtato dal principio.