Il libro è estremamente interessante, per il lato dell'inchiesta, documento di un potere economico che è uno dei fondamenti di questo paese. Il film invece è bello perché non è quello, ma è una storia di camorra di sangue, non di doppiopetti e cravatte, di boss con il cappotto cammello che ti spiegano quello che pensi. E' una storia di sangue e armi, di violenza pura e di spari che non li vedi subito ma prima li senti, poi intuisci dove sono arrivati. Sono 4 storie diverse: di rifiuti, di vestiti d'alta moda cuciti al nero, di ragazzi che cercano di essere criminali ma non affiliati, e la faida di Scampia. Praticamente, Garrone ha preso il libro, ne ha strizzato fuori 4 linee e le ha intrecciate, senza star lì a far sociologia, senza fare storiografia, ma solo narrazione. E ne esce un film bellissimo, forte e potente sia a livello emotivo che visivo, degne di Scorsese per la capacità di creare quadri in movimento. E che cita esplicitamente i grandi film di mafia: si apre con una strage non dal barbiere, ma nel centro di estetica dove i morti stanno sotto le lampade abbronzanti.