20 gennaio 2010

La laurea e le differenze

Oggi hanno dato una laurea honoris causa a Bernardo Caprotti, proprietario di Esselunga.
Da wikipedia qualcuno si è preso la briga di emendare recentemente le voci Bernardo Caprotti e Esselunga di wikipedia, eliminando tra l'altro il riferimento alla condanna patteggiata per tangenti nonché alle varie accuse di mobbing.
Io le avevo viste qualche giorno fa, quando una mail mi ha avvertito della cerimonia per le lauree ad honorem.
Comunque Google Cache ne conserva memoria.
Ora anche questo blog: ho copiato il testo da qui, con data 15 gennaio: ho preso solo la parte "polemica".
Se vi interessa, la nota sulla condanna punta a questo link). Alessandro Gilioli nel 2002 invece scrisse questo pezzo, per Diario.



Le polemiche e le vicende societarie [modifica]

Bernardo Caprotti nel 1996 patteggia 9 mesi di condanna, come cita l'articolo del Corriere della Sera dal titolo: "Armani patteggia: Krizia fu rapina"[7] più una multa pari all'importo della tangente comminata alla Guardia di Finanza.[7]

Il 25 maggio 1996 Bernardo Caprotti indiceva la sua prima conferenza stampa al Principe e Savoia a Milano per presentare uno studio della Arthur Andersen. Nella medesima si dichiarava "schiacciato dal fisco"[8]).

All’incontro erano presenti Savona, Tremonti, Giovanardi ma anche il presidente dell’ANNC Giorgio Riccioni, che sentendosi preso di mira dallo studio che evidenziava una minor tassazione per le coop rispetto ad Esselunga (vedi pagina 25 dello studio della Arthur Andersen[9].), prendeva la parola per difendere il mondo della cooperazione.” [10].

Nel febbraio del 2000 un articolo su Il Mondo [6] stigmatizza il rapporto tra padre e figlio. Nel 2002 un'inchiesta giornalistica del settimanale Diario ha accusato Esselunga di angherie continue sui dipendenti e di comportamenti antisindacali [11].

Nel 2004, il figlio di Bernardo Caprotti, Giuseppe, allora amministratore delegato, fu estromesso dalla gestione dal padre che riprese personalmente la gestione della società [12] con un rapporto conflittuale coi sindacati (i cui iscritti sono aumentati del 25% nel 2005), riducendo da cinquecento a trecento i prodotti biologici venduti[senza fonte], decidendo un taglio del 9% sul prezzo di vendita di 8000 articoli (marzo 2005), limitando il servizio di acquisto in rete a Parma e Milano in quanto questo si era dimostrato economicamente non remunerativo.[3]

Fra il 2005 e il 2006 il gruppo è stato riorganizzato: gli immobili di Esselunga (circa 150, per un valore di oltre 2 miliardi di euro) [13] sono confluiti in parte nella neo-costituita società "La Villata Immobiliare di Investimento e Sviluppo S.p.A.", e il resto (circa quaranta immobili) in Orofin SpA, entrambe controllate da Supermarkets italiani.

Il Sole 24 ore ha interpretato le operazioni di riassetto societario come segnale di una possibile cessione dell'attività operativa al gruppo britannico Tesco o ad un altro gruppo estero.[14] In seguito alle preoccupazioni espresse da una parte della classe politica italiana, per la cessione a proprietà straniera di un gruppo italiano della GDO, sono state fatte ipotesi di un interessamento da parte di Coop. Bernardo Caprotti, tuttavia, ha smentito entrambe le ipotesi, dichiarando in particolare – con un'inserzione pubblicitaria in 32 quotidiani nazionali – che «Esselunga e Coop sono due aziende inconciliabili e incompatibili».[15] Bernardo Caprotti ha dichiarato il 21 settembre 2007 che la sua azienda non era in vendita, perlomeno non in tempi brevi, ventilando la possibilità di una quotazione in Borsa della società.[16] A oggi i conflitti tra la visione di Bernardo e quella del Figlio Giuseppe non si sono ancora sopiti come racconta l'inchiesta de L'espresso [17]dell'estate del 2008. Nell'estate del 2008 esce nelle librerie italiane il libro di Filippo Astone "Gli Affari di Famiglia"[18] sulle vicende della famiglia Caprotti.

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