09 gennaio 2007

I veri comunisti agli embrioni ci tengono...

...perché sono il loro pranzo di domani.

In anteprima, un pezzo che esce oggi (9.1.2007) su Liberazione. E' un post lungo, ma spezzare i post su blogspot mi è sembrata una procedura un po' troppo complicata. Se ne conoscete una semplice, ditemela. Quindi, tutto qui di seguito, a occupare la pagina del blog.


Sono dentro l'embrione, ma anche intorno al feto: cellule staminali vere e proprie, capaci di dar vita a molti tessuti dell'organismo, sono presenti nel liquido amniotico che circonda il feto. È questo il risultato cui è giunto un gruppo di ricerca angloamericano, e pubblicato da Nature Biotechnology, una delle più importanti riviste scientifiche nell'ambito delle scienze della vita. Si parla dunque di una fonte alternativa per ottenere cellule staminali da utilizzare terapeuticamente per la medicina rigenerativa. Le possibilità finora erano solo due: o si utilizzavano le cellule staminali presenti (in popolazioni molto piccole) nell'organismo adulto, o quelle prelevate da embrioni creati per la fecondazione artificiale ma non utilizzati. Le prime hanno dei problemi importanti: da un lato hanno una limitata potenzialità, perché possono produrre solo pochi tessuti, dall'altro hanno bassi ritmi di riproduzione, ed è quindi difficile produrne una quantità adeguata alle terapie. Si sta tentando di superare questi ostacoli, e i risultati per ora sono incoraggianti, ma non definitivi. Le staminali embrionali hanno invece difficoltà di ordine opposto: possono produrre virtualmente ogni tessuto, ma la loro capacità di proliferare rapidamente le rende difficili da controllare: immesse nell'organismo vivente, possono facilmente andare fuori controllo e produrre tumori.
Questa terza via sarebbe intermedia: nel liquido amniotico si trovano infatti cellule staminali provenienti dal feto che, nel corso dello studio durato sette anni, si sono rivelate estremamente plastiche. Infatti, hanno originato in vitro moltissimi tessuti specializzati (adipe, ossa, muscoli, sangue, nervi, fegato). In più, trapiantate su un organismo vivente, queste cellule hanno dimostrato non solo la capacità di svilupparsi nei diversi tessuti, rispondendo agli stimoli dell'organismo, ma anche di avere un potenziale tumorigenico nullo. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che vengono raccolte in una fase in cui lo sviluppo dell'organismo è già maggiormente “sotto controllo” rispetto alle primissime fasi della crescita embrionale. Tuttavia, esse mantengono una spiccata capacità proliferativa, raddoppiando di numero ogni 36 ore: sarebbero dunque facilmente disponibili le quantità necessarie per un eventuale utilizzo terapeutico.
Sembrerebbe lo scenario perfetto, anche dal punto di vista etico, perché non sarebbe necessario la distruzione di alcun embrione, come invece accade per le staminali embrionali. Comprensibile quindi il giubilo del cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, che in un'intervista rilasciata a La Stampa, afferma che “in questo modo viene rispettato il principio che la Chiesa ha sempre tenuto fermo: si garantisce e tutela sia la vita del ricevente che del donatore”.
Anche da un punto di vista laico, quello ottenuto è sicuramente un risultato positivo. A dispetto dei luoghi comuni, anche i più truci comunisti non mangiano embrioni (tutt'al più, li fanno crescere e ingrassare bene), e non esistono ricercatori che muoiono dalla voglia di disturbarli nei loro congelatori. Da dove comunque usciranno solo per essere distrutti, visto che nessun medico impianterebbe embrioni congelati da anni.
Poter ricorrere al liquido amniotico sarebbe dunque un grande passo avanti, anche perché renderebbe disponibili cellule staminali autologhe, geneticamente identiche al donatore, con molta semplicità. In un futuro ancora lontano, per ogni gravidanza verrebbe estratto del liquido amniotico e conservato, (come si può fare oggi con il sangue del cordone ombelicale): in caso di necessità, si preleverebbero le staminali e si indirizzerebbero verso il tessuto necessario. Per chi è affetto dal morbo di Parkinson, per esempio, le cellule potrebbero essere impiantate nel cervello per supplire alla degenerazione dei neuroni causata dalla malattia.
Tuttavia, mentre il cardinale esulta, va ricordato che ottenere il liquido amniotico non è procedura esente da rischi. Oggi, l'amniocentesi (il prelievo del liquido) è utilizzata per compiere diagnosi prenatali, ma solo nei casi che vi sia un certo grado di rischio nella gravidanza (per esempio, se la madre ha età avanzata, o se i genitori sono portatori di patologie genetiche). Come ha spiegato all'ANSA Roberto Colombo, genetista dell'Università Cattolica di Milano, “è noto da studi multicentrici internazionali che il rischio di danneggiare il feto durante le manovre richieste o di provocarne l'aborto non è trascurabile, e cresce con il diminuire dell'età gestazionale in cui viene eseguito il prelievo del liquido amniotico.” Per un cattolico, si va dalla padella nella brace, anche perché l'amniocentesi è utilizzata da oltre quarant'anni, ed è quindi una tecnologia già pienamente matura, presumibilmente con pochi margini di miglioramento. Quindi, come il cardinal Barragan, anche il capogruppo UDC Luca Volonté dovrebbe tenere a mente anche la salute degli embrioni viventi, oltre a quelli congelati e destinati alla distruzione, prima di dichiarare grottescamente che “Prodi, Mussi e Bonino hanno invece favorito altre vie inefficaci e omicide”.
La vicenda dimostra inoltre quanto sia falsa e artificiosa la contrapposizione tra staminali embrionali e adulte che è stata il leit motiv del dibattito sull'infame legge 40 (che, ricordiamolo, non solo impedisce la ricerca sulle staminali embrionali, ma lede profondamente i diritti delle donne di ogni religione). Infatti, ci ricorda che la ricerca sulle cellule staminali è un campo relativamente giovane, un terreno ancora inesplorato di cui non abbiamo una mappa e dove non sappiamo come muoverci con precisione. È molto probabile che a seconda delle patologie si useranno diverse terapie, come scritto la staminologa Elena Cattaneo sull'inserto domenicale di questo giornale nove giorni fa, e come ha dichiarato a Scientific American lo stesso Anthony Atala, il direttore di questa ricerca sulle staminali amniotiche: “ancora non sappiamo l'utilità di tutte queste cellule – tutte hanno i loro pregi. Dobbiamo continuare a studiare tutti questi tipi differenti di cellule per vedere quale funziona meglio per ogni applicazione finale”. E d'altra parte, non si può certo immaginare che i risultati odierni siano avvenuti in completa autarchia: al contrario, alcuni metodi utilizzati sono stati messi a punto proprio studiando il processo di sviluppo nell'embrione. Basta un minimo di buon senso per comprendere che non sappiamo da dove verranno gli avanzamenti decisivi, e che quindi sarebbe miope e irresponsabile decidere di permettere e finanziare solo una linea di ricerca bloccando il resto.
Ma d'altra parte, il primo nome di questa ricerca – Paolo De Coppi – è quello di uno scienziato italiano di 35 anni che da molti anni lavora all'estero, perché qui non esistevano risorse per fare ricerca, e che spera tra un paio d'anni, alla fine del contratto a Londra, di tornare in Italia: ministro Mussi, sei in ascolto? È la storia esemplare in un paese miope e irresponsabile che non riesce a coltivare i suoi talenti, che se non emigrano vengono lasciati a marcire per anni nel precariato clientelare. Invece, con zelo bipartisan si sfrutta ogni occasione per far fiorire inutili comitati di esperti (ricordate la commissione presieduta da Dulbecco? Che fine ha fatto quel rapporto e la sua brillante soluzione del problema staminali?) ed ecclesiastici divieti.


p.s. piccola cosa che non ci sarà nell'articolo. La pubblicazione su Nature Biotechnology riporta alla fine che gli autori hanno dichiarato dei competing interests, cioè un conflitto di interessi. Tuttavia, rimandano al sito della rivista per sapere quale sia questo conflitto. Io però non l'ho trovato. Se per caso qualcuno sapesse di che si tratta, mi fate sapere?

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