Cose che accadono quando si va in campagna
Nella settimana passata sono stato fuori città. Io, nato a Roma, cresciuto con le acciaierie Falck a far da orizzonte, e poi ancora passando ore sugli autobus romani.
Per cui, è bello raccogliere la legna, seminare le fave (lo so, e' un po' tardi, ma incrociamo le dita), dare la caccia ai topi (col veleno, pero'), raccogliere ortica per il pranzo, e andare a comprare il coniglio dal contadino un po' piu' giu' lungo la strada. E trovarsi a dire: speriamo che almeno il pelo ce lo tolga.
Capitolo topi: i topi cagano, e tanto. I topi sono piu' d'uno. Si sperava fosse uno, ma dopo due giorni, di 4 esche, non rimaneva che una cartina vuota. Buon segno, e cazzi loro: chi nasce topo, certe cose se le aspetta. Come chi nasce coniglio, d'altra parte.
Il tipo del negozio di prodotti agricoli dove abbiam comprato le esche ha espresso un notevole abbozzo di teologia naturale: "Ma che l'hanno fatto a fa' er topo? pe' fa' magna' lu miciu? E allora nun fa manco lu micio!". Poi ci ha anche detto che nel 1956, l'anno della mitica nevicata di Baglioni e Fellini, faceva caldo cosi' come ora. Poi iniziò a fioccare a febbraio e finì a marzo.
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