31 maggio 2007

Epigastrofanie

Dio esisteva, ed era nelle polpette di melanzane che faceva mia nonna. Da quando e' morta pora nonna, il 9.9.99, dio non esiste piu'.

Straniamenti

Lo streaming della mia webradio preferita (e bolognese) manda Roma Capoccia. Ma solo perché ieri Roma ha vinto a Bologna la prima semifinale, e i due conduttori del programma sono su sponde opposte della Bologna cestistica. Usare Roma Capoccia per piccole beghe di cortile, ma quanto meno citano Roberto Pruzzo.

30 maggio 2007

In a Curtis mood

La rabbia non è quella malattia che Pasteur per primo curò alla fine dell'Ottocento. La rabbia è ciò che rimane quando, dopo un po' di tempo, il dolore si posa, torna finalmente ad essere bassa marea. E allora, come fosse una balena spiaggiata, ti ritrovi a fare i conti con una rabbia che pulsa nelle vene e che non sai come calmare.
E allora provi farmaci blandi, il mio amico Xanax durante il giorno e il fratello maggiore EN la notte per dormire. O ti stordisci di fumo pesante, o di alcool. Ma con l'alcool rischi non solo una sbronza nociva, tossica, e quindi di star male prima di dormire, ma rischi anche un sonno breve. E con il fumo, hai paura che smuova paranoie e faccia l'effetto contrario allo stordimento che cercavi.
E scrivi mail nella notte per non mandarle, che rimangono nella cartella “Bozze”. Fai telefonate a amici che sai svegli alle due, e chiami anche chi non dovresti chiamare, vergognandoti per la stupidità. Perdi lucidità perché dormi poco e perché non trovi un gesto che sappia sfogare la tua rabbia assoluta contro un mondo, un destino, una storia.
E vorresti stare bene, ma non ce la fai. Pensi all'evento che ha scatenato tutto, e alla catena che si è portato dietro: tu non c'entri nulla, ti sei trovato lì, hai fatto una grande scelta ma la scelta era più grande di te e non sei riuscito ad andartene. O non hai voluto andartene.
E la rabbia non è l'angoscia, nelle notti in cui stai sveglio. L'angoscia ti manda a dormire per poche ore e poi non ti fa riaddormentare svegliandoti alle tre. La rabbia non ti fa dormire, non ti fa prendere sonno. Ci provi, e non ci riesci, come se uno schizzo di adrenalina seguisse ogni respiro. Chiudi gli occhi, ma non sono sogni quelli, sono lacrime. Di rabbia. Rabbia che non puoi trasformare in nulla, perché con chi te la prendi se un amore muore a 34 anni o un padre a 58? Non puoi far nulla. Fai finta di nulla per un po'. Poi, qualcosa apre un buco. E esce tutto. Per prima, un'ondata terribile, la rabbia, che investe tutto. Se pensi al futuro, lo fai con rabbia per l'impotenza passata, e il futuro si trasforma in paura. Se pensi al passato, oddio. Se pensi al presente, la rabbia ti fa da gabbia.
E così un giorno ti ritrovi che sei allo stadio, pieno di pubblico. Tu lì non porti altro che la bandiera della tua rabbia, e ti senti diverso da tutti gli altri anche se la partita è splendida, divertente, e la tua squadra vince. La rabbia ti fa sentire estraneo anche a questo. La rabbia diventa la tua storia, la tua carta d'identità. Anche negli scontri tra ultras e polizia, la tua rabbia ti porta su altre strade, non la sfoghi colpendo uno stronzo in divisa o con una sciarpa colorata.
E' una rabbia di base, di basso livello come la formattazione di un hard disk: “format /rabbia”. Rabbia è il tuo sistema operativo. Produci tanto in questa fase: compulsivamente, il tuo padrone è contento, vede che le cose le fai e le fai velocemente, bene, preciso, almeno finché riesci a dormire grazie all'EN. Ma c'e' una filigrana in quel che fai. Quella frase che si legge in controluce, non è “mio caro padrone domani ti sparo” ma: “perché?”.
E poi gli amici, le amiche con cui ogni tanto parli. Carolina, che dice “Ehi stellina, aspetta e stai tranquillo, passa”. Fabio che dice “cazzo, quant'e' che non fai sesso?”. Emiliano che in chat scrive “Non puoi farci nulla, e cmq parlane con qualcuno”. Laura che a pranzo sopra l'insalata afferma “quando mi è capitato, ho sbattuto la testa al muro per sette volte sette giorni. Alla seconda luna piena, era passato.” Federico che la butta in politica “certo che t'arrabbi, co' sto cazzo di governo, che c'e' pure da esse contenti?” E per finire, Eleonora che portando a spasso il cane fa uscire un “ma perché tutta sta rabbia? Devi prendertela con te, prima di tutto”.
E ripassi tutto nella testa. Fai passare il tempo e i ricordi e le speranze. Passa il tempo. La rabbia c'è, sempre di meno. Sempre di meno. E il sangue continua a scorrere nelle vene, anche con meno rabbia dentro. Si può vivere senza? È una domanda che fa paura. Ma davanti allo specchio, agli occhi di un amico e di un fratello, sai che non sarà un problema. E ci saranno tanti motivi per rimettere in circolo quella rabbia. Goditi il momento in cui non c'è, e goditi lo schizzo di adrenalina quando torna. Impari anche a sfruttarlo. E ti senti grande, adulto tra gli adulti. Passi dal subire alla gestione. Gli occhi brillano, e nella precarietà della situazione hai trovato il gusto di muoverti per far ballare la nave. Come succede, non si sa. È un lavoro che ti dovrebbero pagare. Dovrebbero insegnarlo a scuola, al liceo e all'università, invece nessuno ti prepara. Ma andrai canticchiando per la strada un motivetto di Curtis Mayfield “Hey, you know we're movin' on up/We're a winner”. Al plurale.

It rained for forty days and forty long nights

Mancano circa quaranta giorni al mio primo concorso. "Rock Steady" è la parola d'ordine.

Quesito della Settimana - III

E' possibile che la rete torni ad avere solo effetti positivi?

Saro' banale

Monsignor Bagnasco, cardinal Ruini, difendiamo anche questa di famiglia unita con il sacro vincolo del matrimonio finche' morte non li ha separati?

Poi si segnala questa vignetta, della testa pensante della famiglia.

27 maggio 2007

La più grande azienda italiana

Un bell'articolo di Sabina Morandi sull'assemblea degli azionisti dell'ENI, su Liberazione di oggi.

Segni zodiacali

Notte, torno a casa che son quasi le due, e vicino al primo gradino della scala che mi porta a casa c'e' uno scorpione, 4 cm circa di lunghezza, fermo. Gli lascio cadere sopra un biglietto atac accartocciato per vedere se è vivo. Si muove. Io faccio i gradini a tre a tre per arrivare a casa.

26 maggio 2007

Zodiac

Una bella cazzata sto film, da evitare.

Alice's Restaurant

La Telecom(a) ha fatto la grazie e in poco piu' di 2 settimane mi ha attivato tutto. Pero' ora accade che: navigo con IExploder, ma non con Firefox; Skype si connette normalmente, ma l'update dell'antivirus no; Foobar mi fa ascoltare la radio, ma da dos non riesco a pingare nulla. Last but not least, il programma diagnostico di Alice mi dice che non riesce a connettersi, ma thunderbird funziona benissimo.
Tutto ciò sotto winzozz, mentre sotto linux non sono ancora riuscito a far funzionare la scheda wifi, ma via ethernet firefox si connette senza problemi.

Le telefonate al 187 si sono rivelate inutili, poiché a sentir le signorine i tecnici sabato e domenica non ci sono, nonostante il sito di assistenza di Alice affermi chiaramente che
Il servizio di assistenza tecnica Alice è attivo tutti i giorni per 24 ore.

Qualcuno, là fuori, ha idea di come risolvere il problema?

p.s.
You can get anything you want, at Alice's Restaurant
Excepting Alice

25 maggio 2007

Post per soli amici e conoscenti: calciotto.

A sei mesi dall'infortunio che mi ha tenuto lontano dai campi di calciotto, ieri sera un ritorno in grande stile condito da ben due gol. E soprattutto, oggi il ginocchio solo leggermente indolenzito. Son soddisfazioni.

Predicare bene...

A un seminario a cui ho assistito stamattina, il preside di Scienze della Comunicazione ha fatto un intervento a braccio, con qualche appunto. Contemporaneamente, un suo assistente gestiva un powerpoint che non seguiva l'intervento ma presentava altri concetti, mandando avanti e indietro le diapositive senza molto senso, cercando di agganciare ogni tanto le parole del professore, che da parte sua ogni tanto diceva “su questo ci dovrebbe anche essere una diapositiva”. Il risultato è che a un certo punto il professore parlava del monaco Graziano da Ficulle, mentre sullo schermo si andava avanti e indietro tra diapositive sulla mission dell'università della riforma Berlinguer-Moratti e la necessità e l'universalità della comunicazione dei saperi.

P.s. il prof ha citato anche il software libero. A una domanda precisa sul software libero, ha iniziato una concione su quanto internet sia pericolosa per la mancanza di controlli sulla correttezza delle informazioni.

24 maggio 2007

Un giornale serio

Il New York Times pubblica oggi un articolo sull'inaugurazione dell'antidarwiniano e cristiano fondamentalista Museo della Creazione, a Petersburg, Kentucky. Lo fa, con deliziosa ironia, nelle pagine di Arte.

23 maggio 2007

Equidistanza

Oggi non vedro' la finale di Champions che oppone Liverpool e Milan. L'istinto antiberlusconiano mi porterebbe a tifare Liverpool, ma cio' contrasterebbe con il trauma del 1984. Per evitare la schizofrenia, faccio altro. Che poi potrebbe capitare di sentire Berlusconi che dice "Abbiamo sconfitto i rossi", e questo sarebbe il colpo di grazia, per me.

Quesito della Settimana - II

Condividere o controllare?

22 maggio 2007

Immagini positive














Una bella collezione di poster su HIV/AIDS. La pochezza della collezione italiana è sintomatica.

21 maggio 2007

Fatti un nodo alla bandiera

A Trieste, è abbastanza evidente che qualche problema di identità ce l'hanno. In piazza Unità, il bellissimo salotto centrale della città, ci sono sei bandiere tricolori, enormi, che pendono dai palazzi che vi si affacciano. Quasi che se non ci fossero, si dimenticherebbero chi sono.

20 maggio 2007

Trieste, dove sono?

Giovedi mi è arrivato un libro con dedica autografa e personale di Paolo Rumiz. Non poteva dunque esserci cosa migliore che farsi un weekend a Trieste subito dopo. L'arrivo in treno e' stato sotto una luna islamica sopra i monti nelle ultime sfumature del tramonto, mentre nell'altro finestrino del treno era il buio con i lampioni gialli. Poi sole e un po' di vento, "cappuccino come, piccolo o grande?" con faccia stupita "Perche' sa qua da noi il cappuccino è un'altra cosa", e spiacevoli incidenti con fascisti in piazza. Pero' ho avuto un cicerone d'eccezione, e identità multiple per scroccare i pasti.

update: alla domanda sul cappuccino, pare che possano anche rispondere: "italiano?"

19 maggio 2007

Per il resto del viaggio ho sparato agli Indiani

Esordio fulminante, come suol dirsi, di Fabio Geda. Il libro cresce come un buon pasto completo, bagnato anche con buoni vini e ogni tanto qualche sapore dissonante. Alla fine il dolce e' molto buono. La storia macina pagine su pagine come i chilometri percorsi dal protagonista Emil, in fuga e alla ricerca dell'Europa. Letto in qualche ora di treno, rimane dentro in modo piacevole, senza angoscia ma con sottile adrenalina adolescenziale.

18 maggio 2007

Trieste

Il blog si traferisce per tre notti e due giorni a Trieste, per questa cosa qui, per mettere alla prova il fegato insieme a un po' di amici e per farsi magari anche un bagno.

L'affare

L'affare si è concluso in una trattoria di cucina romana fatta interamente da ucraini con artigianato ucraino alle pareti, dopo 3 birre, una bottiglia di vino, e molte telefonate. Da queste parti, ci si è divertiti molto e si son conosciute persone interessanti.

The No.1 Ladies' Detective Agency

Di ALexander McCall Smith. Una detective nera e grassa in Botswana. Sono indeciso se considerarlo razzista, pessimamente conservatore, o un libro per bambini stupidi. Come avrete capito, si puo' anche non leggere, anche se L. me ne aveva parlato bene. Ma d'altra parte, a una donna incinta si perdona anche questo.

17 maggio 2007

Risolvere il problema del traffico in Italia!

Basta imparare dalle Bermuda.

L'Olanda

L'Olanda ha rinnovato l'ambasciata a Roma, zona Parioli. Ieri inaugurazione, con tanto arancione dappertutto, e una bici (arancione) appesa all'entrata. Il regalino di benvenuto fa bella mostra di sé sulla mia libreria (ne avessi presi due ce l'avrei anche sulla scrivania all'università): una palla di vetro con il colosseo, la neve arancione, e una bici arancione. Quasi uno spot per la ciemmona.
L'Olanda è anche un paese dove si mangia presto. Arrivare alle otto e mezza, dopo che il concerto dei trombettieri della Regina e la lotteria (premio, due diamanti) son già finiti, vuol dire non trovare praticamente nulla se non cartoccetti con insalata e vari condimenti (formaggi, gamberetti, pollo, mirtilli). C'era anche del cefalo affumicato (ottimo) con alghe di qualche tipo.
Ma soprattutto, arrivare a quell'ora vuol dire: trovare bottiglie d'olio extralusso da intascare rapidamente e tanto vino a disposizione (c'era pure birra, ma dopo un rosso molto buono, era inutile). Risultato: io e T. piuttosto sbronzi che alle dieci e mezza salutiamo l'ambasciatore e andiamo a san lorenzo a mangiare una pizza e i fiori di zucca.
Inoltre, all'ambasciata d'Olanda si può incontrare uno dei capi delle squallide associazioni ciclistiche che organizzano le uscite domenicale e chiedono tante piste ciclabili e fan finta di rappresentare qualcuno e invece non rappresentano manco se stessi ma solo il proprio conto in banca. Appena ho voltato le spalle e mi sono allontanato 10 metri da T. ha provato a rimorchiarla.
Pero', la cosa che si nota di più quando si va all'ambasciata olandese, è che sono alti, altissimi, tutti.

16 maggio 2007

Sottile malessere

Ho un incarico per scrivere due articoli, ben remunerati, per una rivista piu' o meno accademica, Nuova Civiltà delle Macchine.
Oggi ho scoperto per puro caso che il coordinatore editoriale (che non fa testo sui contenuti, ma fa praticamente da segretario esecutivo) scrive su Rinascita.
Non sapete cos'è Rinascita? Beh, sapevatelo: è un quotidiano apertamente neofascista, che riesce a pubblicare in prima pagina un articolo di questo tono:


Le Pen non è Napoleone, non ha forse in mente la grande nazione europea come l’Imperatore, ma sta ugualmente rappresentando la Francia dei francesi (e quindi l’Europa degli europei) contro il
grande potere mondialista. E lo strumento che ha scelto per questa battaglia, forse inconsapevolmente, altro non è che il programma che fu della Repubblica Sociale Italiana, forse la più grande espressione socialista di tutta la storia.


Vado a cancellare le mail che questo nero figuro mi ha mandato.

p.s. l'autarchia fa sì che sul loro sito ci sia una pubblicità di un libreria on line che afferma di usare un "servente garantito". Ridicoli.

Democristi

Il secondo quotidiano più diffuso in Italia, quello che è praticamente l'organo ufficiale del Partito Democratico, garbatamente di sinistra e laico, pubblica un'intervista alla donna che fu la moglie del commissario Calabresi (tra l'altro, mettendo nel titolo il nome Gemma Calabresi, come se lei ancora fosse sua moglie, non avesse un suo cognome e non si fosse risposata nel frattempo).
L'intervistatore a un certo punto, come se fosse la cosa più naturale e normale del mondo, dal niente tira fuori questa domanda:

Lei, Gemma, non ha mai smarrito Dio?

A questo punto, P.D. torna al suo antico e blasfemo significato, ad alta voce.

Quesito della settimana - I

E' possibile essere storici di se stessi?

E mentre noi parliamo, Ruini sta li' a contar soldi...

Lorenzo e Andrea fanno un po' di conti sul nostro 730. Uno scandalo, nero come le sottane dei preti, profondo come le loro casse sempre affamate.

L'anima nera del ragno

Spiderman 3 è un gran bel film, nel suo genere fumettoso. E' ovviamente 'mmerigano, sfumature praticamente nulle, anche se alcuni sviluppi non sono del tutto manichei (soprattutto perché c'è da girare il quarto film...). E' pieno di citazioni e rimandi ad altri film della stessa serie e non.
Alla fine, quasi due ore e mezza di puro divertimento, con attori al livello, girato bene. Il costume nero è coattissimo e quindi moooolto bello. Forse l'unica pecca è la musica, piuttosto insignificante. Da vedere al cinema, a casa non rende (a meno di non avere una sala personale con gli effetti che ti fanno tremare la poltrona).

p.s. Nelle pubblicità iniziali, si annunciava il prossimo Harry Potter. Dai trailer possiamo dire che sembra un Signore degli Anelli ricondensato, con qualche spruzzata di V for Vendetta.

15 maggio 2007

I lucchetti, i suv e Ponte Milvio

Su Noantri, una lunga invettiva contro i lucchetti di Ponte Milvio, sull'indotto economico che premia i bengalesi, sull'imbecillità di molti dei frequentatori di quel luogo, e da ultimo contro il sindaco Uoltèr che sorride di fronte ai suoi ragazzi che si fanno promesse di amore eterno su un ponte che ha più di due millenni di vita.
Di primo acchitto, mi trovo molto d'accordo. Perche' Moccia e i mocciosi mi stanno antipatici, perché il lucchetto mi mette i brividi, perche' quella zona di Roma mi sta epidermicamente antipatica (anche se una sorella abita a 200m da li').

Pero', mi domando: Roma è città antica, vissuta ancora oggi. Se e' vero che Ponte Milvio ha due millenni, è pur vero che ci vivono sopra i quindicenni mocciosi. Che ci possiamo fare? Chiuderlo come il Colosseo, che la sera una volta si poteva scavalcare e entrare di notte, mentre se ci provi ora ti sparano? Insomma, abbiamo abbastanza musei in questa città, molte opere d'arte, molti reperti all'aperto. Non valorizziamo tutto cio' che abbiamo, ma in nome del valore storico abbiamo solo due linee di metro e dei sanpietrini che scassano le bici e gli autobus. Se questa città è un museo a cielo aperto, che si ragioni di conseguenza (per esempio: chiusura alle auto private di tutta l'area dentro le mura aureliane). Ma se ci lasciano vivere in questo luogo, mi sa che dobbiamo convivere anche con i mocciosi, i loro lucchetti, le loro polluzioni notturne. Nonché con i loro fratelli maggiori che a ponte milvio vanno con il suv e buttano il bicchiere di birra nel Tevere (che mi stanno pure più sul cazzo dei mocciosi, e li eliminerei dalla cittadinanza del mondo).
C'e' una via di mezzo? E' possibile una convivenza? Con i Suv, no. Ma con i lucchetti, forse si.

Cmq, mi associo a Noantri nell'elogio dei rumeni che hanno tentato di riciclare quei lucchetti in modo produttivo.

14 maggio 2007

Perché Il Manifesto ogni tanto serve

A me il manifesto sta un po' antipatico, ma soprattutto per vicende personali. Lo compro saltuariamente, e lo leggo più o meno a scrocco. Ciò che meno mi piace, del giornale, è l'insopportabile elitarismo della parte culturale e la poca cura giornalistica con cui viene fatto il giornale.
Però ogni tanto proprio l'elitarismo e il fatto che sostanzialmente non c'è nessuno che sia capace di dire "questo pezzo non lo legge nessuno, riscrivilo o cambia argomento" fa sì che siano pubblicate chicche di valore. In questo caso, ci pregiamo di citare un'intervista uscita domenica, di Andrea Satta (del gruppo Tetes de bois a Gianni Mura. La trovate qui, ma solo da domani per tutti.


La più bella di Brel?
La chanson de vieux amantes
Di Ferrè?
Les anarchistes
Di Brassens?
Pauvre Martin
Just Fontaine?
Uno dei miei incubi, mi fece tre goal. Si facevano amichevoli Francia-Resto del mondo al Tour. Io, resto del mondo, Sandro Ciotti capitano mi disse: «marcalo tu quello là», ma era il capocannoniere dei mondiali del '58, e me lo dissero dopo.

Le vite degli altri

Film tedesco, sulla Germania dell'Est. Quello che rimane in mente pero' non e' il solo racconto di un uomo che spia la vita degli altri, quanto le riflessioni che pone sulla recitazione, sull'uso della vita quotidiana come di un palcoscenico. Una prospettiva accentuata dall'uso spinto dell'estetica, in cui tutti fanno gli attori, son vestiti da recitazione. Sono attori che recitano uomini che sanno di star recitando.
Alla fine, delle considerazioni storico-politiche rimane la sensazione che nella DDR si vivesse in modo trasparente, che ci fosse sempre un pubblico in ascolto/visione.
La prima metà del film piuttosto noiosa (condensarla in metà tempo non avrebbe cambiato molto il corso della storia), ma poi riprende quota.
Vale la pena vederlo, imho.

10 maggio 2007

Segnalazioni

Leonardo contro i panda.
Romagnoli contro il partito democratico.

E comunque, secondo me si estingue prima il partito democristo, dei panda.

Caccia al tesoretto








Domani, ci si vede qui.

Il circolo dei filosofi

Io me li vedo, questi grandi pensatori che organizzano il Festival di filosofia che si apre oggi a Roma. Lì intorno a un tavolo, che decidono di che parlare, chi chiamare per ogni sezione, tavola rotonda, conferenza. Tutto un mumble mumble, un "ma questo come ti sembra?", i "ma dai, questo ci costa troppo?", e "ma che fa questo?", poi "dai, pausa caffè".
Poi alla fine, un ditino si alza: "scusate, ma donne, non ne chiamiamo?" E tutti i cervelli ancora a ponzare pensantemente: "mmh, ma e' vero, ma son poche, poi ci accusano che siamo sessisti, e come si fa..."
A quel punto, fatto lo spoglio delle 5 rappresentanti del gentil sesso che son state ritenute degne di assurgere all'olimpo filosofico, una lampadina si accende: "facciamo una discussione sulle donne!" Mormorii di approvazione in sala. COme la intitoliamo? "vediamo, miss filosofia mi piacerebbe, ma sarebbero tutte studentesse... pero'..." "Ah, si ecco: Corpi di donna" "Si, in bikini o costume intero?" "Dai non fare il pecoreccio. Chi chiamiamo?"
"Guarda, la Duden gia' sta qui a parlare per l'altra conferenza, quindi le chiediamo di restare. POi chiamiamo la Melandri, che magari ce lo fa' vede' il suo corpo, a noi filosofi. E' pure amica de Uoltèr". "e poi?" "Beh, qua so tutte de sinistra...dai allora chiamiamo la Binetti, che magari ci fa vedere anche un po' di sangue dalla coscia...."
"Guarda che anche la Binetti è di sinistra".
Gelo in sala, e il dubbio atroce dei filosofi con lunga militanza mancina, e fini amatori dell'estetica femminile: se' e' di sinistra la Binetti, siamo sicuri che sia anche una donna?

09 maggio 2007

Le Ferie di Licu

Un film-documentario di Vittorio Moroni, in cui una mia amica ha lavorato. Licu è un bengalese che vive a Roma (a Torpigna, più o meno). Gli arriva una lettera che gli annuncia l'avvenuta scelta della sua sposa, una diciottene di un paese vicino al suo. Il matrimonio si riesce a combinare nonostante qualche difficoltà economica, e Licu si porta la sua giovane Fancy in Italia, dove sperimenta qualche problema di integrazione.
Il film è godibile, a tratti molto bello, in alcuni aspetti un po' manieristico. Vale la pena di vederlo.

Occasione mancata

Scendo sotto casa, con l'intenzione di andare da Feltrinelli a scorrere un po' di copertine. Poi decido di telefonare al 187 per attivare la linea telefonica. Mentre chiacchiero amabilmente con Francesca, umana sarda dopo aver dribblato le opzioni 1-4-1-2-faiunagiravoltafallaunaltravolta, esce Gianni Mura in carne, ossa e sigaretta, da Feltrinelli. Aveva appena presentato il suo primo romanzo, e si è fermato fuori a fare due chiacchiere.
E io li' al telefono per non perdere la priorità acquisita e farmi ribattezzare dalla famiglia telecom. Non gli ho potuto neanche rivolgere un saluto, stringergli la mano, prostrarmi ai suoi piedi, lucidargli le scarpe, o chiedergli della squallida manfrina di Basso. Ho rosicato.

08 maggio 2007

Il filosofo Jagger

E' vero, non si ottiene sempre quello che si vuole. Ma se ci provi, ottieni quello che di cui hai bisogno.
Poi ogni tanto è il caso che ci pensa.

O perigo existe, faz parte do jogo
Mas não fique triste, que viver é fogo
Veja se resiste, comece de novo
Comece de novo, comece de novo
Ao cruzar a rua você está arriscando
Pode estar na lua, pode estar amando
Passa um caminhão, cruza uma perua
O cara tá na dele, você tá na sua
Você tá na sua, você tá na sua
Mas atravesse a rua sem medo
Atravesse a rua sem medo
Atravesse a rua sem medo.
(Vinicius de Moraes, Sem medo)

Finalmente un po' di chiarezza

Il Partito Democratico finalmente definisce i suoi contorni. Una bella formazione di destra, cattolica, liberista, proibizionista, il tutto condito con legge e ordine (ma solo per gli stranieri, che noi italiani siamo sempre brava gente).
Update Riformista: siamo talmente democristi che riabilitiamo anche Leonardo Marino, il pentito-convertito. Nauseante.

07 maggio 2007

Serviva un motivo?

Se vi mancassero le ragioni per pensare che la chiesa cattolica vive in un mondo tutto suo, fatto di allucinazioni mistiche e voglie di dittature autoritarie, leggete questo. Che sia chiaro, da queste parti si è democratici e ecumenici: si disprezzano sia i nazicrucchi come Ratzinger, sia i fascisti emiliani come Ruini, sia i cialtroni siciliani come Zichichi.

Espiazione

Per Dio e i romanzieri non c'e' espiazione possibile, anche se sono atei. Si passano 380 pagine del libro di Ian McEwan per arrivare a questa semplice conclusione. Pero' 380 pagine molto belle, di un romanzo molto bello e scritto molto bene. Richiede una buona dose di sospensione del giudizio da parte del lettore, almeno nella prima parte. Poi diventa un'ottima narrazione, e ancora una riflessione sulla scrittura di romanzi.
E McEwan, veramente, non sbaglia un libro.

05 maggio 2007

C'e' sempre una canzone giusta

No more tears do we cry
And we have finally dried our eyes
And we're movin' on up


(Curtis Mayfield, We're a Winner)

Chiodo?

post triste
A due giornate dalla fine, siamo quasi certamente terzi, fuori dai playoff. Sconfitti da una banda di ragazzini con la metà (o anche meno) dei nostri anni.
Due giorni fa, ho incontrato il mio primo allenatore post-scuolamedia (erano ancora gli anni Ottanta). Gli dico: "ancora in giro per palestre!" e lui: "potrei dire lo stesso di te".
Poi, la nuova casa è lontana dai miei soliti campi da gioco.
Forse, e' la volta buona che smetto. Anche se so che a settembre saro' di nuovo li' come un bambino, a scalpitare per tornare in palestra a far muovere palloni per aria. Perche' anche dopo una sconfitta come quella di questa sera, un 3-0 inappellabile, sono tornato a casa contento.

04 maggio 2007

Censura?

La strana metamorfosi della colonna news di repubblica.it stamattina


Forse che anche alla redazione l'accostamento bonusbebé - tottijr2 è sembrata una presa per il culo?

03 maggio 2007

La prima vittima

Con la nascita del PD (Partito Democristiano, o anche la bestemmia piu' comune), chiude Left Wing. Che in effetti, era un po' come il nascente PD: un posto dove si rispetta un po' tutto, e dove tutto è talmente lontano dalla realtà che non ci si chiede più come la Binetti possa essere definita "democratica", né di come Fassino possa andar d'accordo con Bobba. Io, comunque, mi aspetto che alla fine si risolva tutto nell'ennesimo dalemiano errore di calcolo.

Terrorista! E pure un po' stupido...

Ora, io non sapevo neanche chi fosse questo Andrea Rivera. Pero' se l'hanno scelto come presentatore per l'ormai mitologico concertone del primo maggio, qualche merito mediatico ce l'avrà pure avuto. Poi ho anche scoperto che in realtà lo conoscevo, perche' a Trastevere l'avevo incrociato un par di volte. E una volta, in giro con V., ci aveva anche dedicato una quartina in rima mentre si passeggiava dalle parti di via della Scala.
Comunque, le considerazioni ormai le hanno fatte tutti: sta Chiesa che da' del terrorista a chi non è d'accordo con le loro sottane, i sindacalisti che zerbineggiano di fronte alle stesse sottane, ecc ecc. Corre comunque l'obbligo di segnalare Leonardo (ancora una volta, chapeau!).
Andrea Rivera probabilmente si è giocato un pezzo di carriera. E' che questo che intendevano i sindacalisti dandogli dello stupido: ma come, ti abbiamo appena dato un lavoro e tu butti cosi' quest'occasione? Un po' le stesse cose che per anni i sindacati hanno detto agli operai di Porto Marghera, che per il lavoro si son bruciati il fegato.

Il Lavoro esiste, parola di fotografo

Un mio pezzo uscito oggi su Liberazione, p.5

iamo la società della conoscenza, viviamo di informazione, smaterializzati in quella che vorremmo far essere una second life senza peso. Salvo poi scoprire che il petrolio costa tanto e senza non possiamo utilizzare le nostre amate tastiere qwerty e che se piove poco anche le industrie del Cordero di Montezemolo subiscono danni, non solo i pakistani che vendono ombrelli alla fermata della metro. Esistono ancora la materia e la sua massa, il lavoro materiale e la materialità della vita, solo che sono virtualmente invisibili. Work in progress vuole rendere visibile questo tabù mediatico. E' un progetto nato attorno alla rivista Il Maleppeggio. Storie di lavori (www.ilmaleppeggio.it), con un gruppo di fotografi, che è diventato comunità e comunanza di intenti: rappresentare il lavoro nel suo aspetto più solido nonché nella normalità. Una normalità che solitamente raggiunge il pubblico solo negli aspetti più deleteri: la normalità dello sfruttamento, della morte, del conflitto. E quindi dei cantieri si parla solo quando l'ormai archetipico rumeno vola giù dal ponteggio; delle fabbriche solo quando una ferrovia è bloccata; dei precari quando ci si rende conto che una generazione si sta bruciando.
Il lavoro però va avanti: sui luoghi di lavoro "normale", quello dell'Otto e del Novecento, cantieri fabbriche stazioni, persone con una loro solidità legata al lavoro stesso, o alla vita che immettono nel loro lavoro. E' questo quello che emerge da uno dei pezzi della mostra Work in progress , visibile alla libreria-caffè Giufà (a Roma, in via degli Aurunci 38, fino al 17 maggio). Sono le Aritmie fotografiche di Giorgio Palmera e Saul Pàlma, foto di cantieri nei momenti in cui non è il processo di lavoro a dettare il tempo: un operaio dal viso tondo con i baffi e la sua moka in preparazione nella pausa, per esempio. Gesti e visi che si vedono magari nei film sugli italiani fatti all'estero, ma che la nostra tv e i nostri giornali hanno volutamente rimosso dall'orizzonte visibile. Le Aritmie sono quindi salti inaspettati, buchi nello spazio-tempo del lavoro ma anche nella percezione che lo spettatore della foto porta con sé andando a vedere le fotografie.
La serata di inaugurazione della mostra ha declinato anche letterariamente l'aspetto del lavoro odierno, in particolare con le letture di Christian Raimo, che ha messo in voce due testi sulle morti bianche (pubblicato sulle pagine di questo giornale) e le mille incognite della precarietà («ho fatto un master in ... e ho lavorato come ... fino al ...»). Da quest'ultimo testo è emerso un altro aspetto della materialità legata al lavoro: precarietà vuol dire spesso non avere un vero legame con la propria professione, e quindi la solidità e la materialità degli individui va ricercata al di fuori di essa. Io telefonista o cameriera smaterializzo me stesso nell'orario di lavoro, e riappaio quando esco. Questo tema viene messo in immagine da Alessandro Imbriaco e Francesco Millefiori (dal 12 al 31 maggio a Agave bistrot libreria di via San Martino ai Monti 7, agavebookbar.blogspot.com), con un portfolio realizzato nelle abitazioni di precarie e precari. Sono loro stessi che con un telecomando hanno scattato le foto, in un'autorappresentazione domestica e movimentata che dà fisicità per esempio alla voce di «Francesca, operatrice n.671-761, in cosa posso esserle utile?». Una fisicità visibile trasmessa anche dalle immagini di Alis Thieck-Alami (L'uomo morto, ad Agave fino all'11 maggio) dedicate ai treni e alle presenze nelle cabine di guida. Luoghi e persone al lavoro in movimento, solitamente invisibili a noi passeggeri: vi accediamo solo grazie all'artificio fotografico, o attraverso la negazione conflittuale del lavoro, lo sciopero che le cabine lascia vuote e ferma i viaggiatori.
Sparso nella città in diversi bookbar - i già citati Agave e Giufà, ma anche il C.A.O.S. CulturalArtistsOpenSpace (www.caos2004.com) che ha promosso il progetto e altri cinque spazi, il progetto Work in progress è sviluppato all'interno di FotoGrafia-Festival Internazionale di Roma (www.fotografiafestival.it). Quasi un ossimoro: perché se il festivalismo veltroniano dopo l'ondata si ritira senza lasciar sedimenti, i bookbar si propongono come spazi culturali diffusi, "normali" e non "straordinari", quotidiani luoghi di scambio e discussione. Il gruppo di fotografi Work in progress è proprio legato a questo modello: il progetto fotografico nasce all'interno di una comunità che è in continua autoformazione, e che sul lavoro punta come tema unificante da declinare in molti modi. Una modalità, quella comunitaria, che si sta proponendo sempre di più all'interno della fotografia, grazie anche a Internet. Un esempio è stata la mostra Confini/Boundaries vista alla Casa del Jazz e chiusa il 30 aprile (www.sguardourbano.it), nata intorno a un gruppo di utenti di Flickr che ha raccolto foto provenienti da diverse nazioni. Progetti collaborativi che sembrano esprimere il desiderio di espressione sociale e cooperativa, e con essa trovare inedite modalità per dar senso alle vecchie e nuove forme di vita e lavoro.

02 maggio 2007

In vacanza nella mia città

C'e' una sola finestra.
I vetri vibrano un po' quando passa il tram.
Ma ci sono le travi a vista.
E un vicino ha il wifi. Spero lo usi anche la sera.

01 maggio 2007

Mio fratello è figlio unico

Inaspettatamente, dopo che il mio pregiudizio (criticare un film senza prima vederlo) l'aveva gia' bollato come inutilità visiva, un film che tiene di ritmo, buona parte della storia, e pure di recitazione.
La cosa peggiore del film è Scamarcio, bello ma decisamente poco credibile nelle parti politiche. Altro punto critico: il romanesco non è la parlata di Latina, e se cresci a Latina, non parli come un romano.
Elio Germano molto bravo.
Dicono che anche il romanzo da cui è tratto sia molto divertente.